Riguardo all’Ortopanoramica è stato scritto tutto e il contrario di tutto. Partiamo, quindi, da un dato di fatto inequivocabile: da oltre cinquant’anni, in odontoiatria, l’Ortopanoramica è in assoluto l’esame di screening più richiesto.
Nel corso del tempo, la metodica tecnologica che ruota intorno a questo esame è andata migliorando a vantaggio della qualità dell’imaging e, non per ultima, della dose efficace erogata al paziente.
Anche la metamorfosi del suo nome ha subito, nel tempo, delle importanti variazioni, riflettendo le profonde innovazioni tecnologiche che sono alla base del suo funzionamento: era nata come Ortopantomografia, diventata successivamente Ortopanoramica, poi Panoramica Dentale ed infine OPT, un rapido ed intuitivo appellativo che quotidianamente utilizzano gli operatori per identificarla.
L’evoluzione tecnologica
Le innovazioni tecnologiche, come accennato sopra, sono state radicali e molto efficaci: siamo passati dal sistema di acquisizione analogico a uno digitale; dalla camera oscura al computer; dalla pellicola radiografica al CD.
Il rinnovamento non ha investito solo la tecnologia ma anche i processi di analisi e sviluppo dell’esame. Grazie alle moderne tecnologie digitali siamo in grado addirittura di correggere gli errori di mal posizionamento del paziente; i software consentono di modificare le tonalità e i contrasti dell’immagine, altresì permettono la simulazione del posizionamento delle fixture implantari e delle componentistiche protesiche.
Pregi e limiti dell’OPT
Alla metodica OPT è universalmente riconosciuta la sua minima invasività per il paziente; la bassa dose di radiazioni ionizzanti, in grado di preservare gli più organi sensibili, rispetto ad altri esami diagnostici; la sua completezza d’informazioni, per adempiere a un’efficace diagnosi di prima istanza, complementare alla valutazione clinico-obiettiva del Medico Odontoiatra.
Tuttavia, anche per l’OPT non è tutto oro ciò che luccica. I limiti principali di questa metodica sono: la visione bidimensionale dell’esame; gli errori da artefatti da trascinamento che possono indurre il clinico a errate diagnosi; la difficoltà nel posizionamento del paziente.
L’integrazione di questo esame con metodiche di II livello, come la CBCT e la RM, sono sempre consigliate e indicate laddove previsto.
Non solo carie
A qualcuno potrebbe sfuggire, ma una semplice OPT può perfino evidenziare lesioni neoplastiche o formazioni di dubbia interpretazione. Per questa ragione è consigliabile fare affidamento su una valutazione clinica di uno specialista di branca come il Medico Radiologo, in grado di restituire un’attenta e scrupolosa analisi dell’esame clinico. Una seconda opinione può essere determinante nel prosieguo di una pratica clinica idonea e sicura.